Cronaca di una partita: Tumbo girls vincono 8-5 sulle Rose del Delta

    La parola al mister, Daniele Pavarin

    È appena passata la mezzanotte. Il termometro segna 38 e 2. Chissenefrega! Abbiamo vinto!

    Sulla carta doveva essere una partita facile. Facile a tal punto da volere chiudere i conti subito schierando dal primo minuto una squadra molto offensiva. Pure troppo. Considerando poi i drammatici inizi di precedenti partite, con la squadra che si sveglia da un lungo sonno solo a metà del primo tempo, la strategia “tutti all’attacco” si dimostra alquanto azzardata. Prendiamo subito un gol e poi un altro, applicando alla perfezione, ma con un mese di anticipo, lo schema “a presepio”: tutte ferme a guardare le avversarie che “libere e belle” svolazzano indisturbate verso la nostra porta. Quando i fantasmi di Coronella (partita ignobilmente persa due settimane fa) sembravano ormai essersi impadroniti anche di questa partita, ecco che, proprio da una “new entry” suona la carica, e segniamo un gol che manda segnali di risveglio. E’ vero, ne prendiamo subito un altro, ma la scossa è stata data. Ricominciamo a segnare e ci riportiamo in partita. Il gioco è ancora confuso, manca l’ordine e ci si lascia prendere dalla frenesia di rimontare, con conseguenti dispendio di energie e, letteralmente, passaggi a vuoto. Ma la squadra ora è sveglia (finalmente!), e soprattutto sa di esserlo; questa consapevolezza purtroppo matura negli istanti in cui l’arbitro fischia la fine del primo tempo. L’eccitazione è tale che nessuno sa il risultato parziale (in panchina si sparano risultati pazzeschi: per alcune siamo sotto di tre gol, per altre stiamo vincendo alla grande…). Grazie anche ai valzer di sottofondo, provenienti dal campo di gioco vicino, si era creata una situazione ai confini della realtà. Interpellato l’arbitro, si dimostra anche lui in sintonia con l’atmosfera, tanto che più volte conta e riconta i gol realizzati sul suo tabellino, fino a dirci con un’aria per niente sicura: “siete in vantaggio voi di un gol”. Ma questo ora conta poco. Tutto dipenderà dall’atteggiamento con cui entreremo in campo nel secondo tempo. L’intervallo per fortuna è breve. La tensione deve rimanere alta. La concentrazione pure. E soprattutto non ci deve essere lo spazio mentale per pensieri autodistruttivi del tipo “che schifo abbiamo fatto!” o “è tutta colpa mia”. L’arbitro fischia e si ricomincia. Partiamo bene. Un po’ contratte, ma ci siamo. Ed è fondamentale esserci proprio adesso. Perché sta succedendo quello che nessuno immaginava potesse accadere: una luce illumina il campo disegnando uno schema mai provato prima. E qualcuno si accorge subito che era proprio ciò che stavamo cercando. Un nuovo abito, fatto su misura per la squadra. Lo stupore diventa tale che risulta impossibile non praticare il nuovo modulo. Anche se il risultato resterà in bilico fino ai minuti finali, da questo momento in poi la partita rimarrà saldamente in mano nostra: subiamo poco, creiamo tante occasioni, è vero molte sprecate, ma costruiamo azioni in velocità mai viste, che portano a realizzare pochi gol, ma di pregevole fattura. La squadra gioca ed è un piacere vederla giocare…

    Tutto merito della nuova disposizione in campo? Lo scopriremo presto, proprio contro una delle squadre più temibili del campionato, che affronteremo domenica prossima, ancora in trasferta.